Augusto Zazzaro:«Da grande? Voglio fare l'attore»
- Valentina Morena
- 26 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 19 gen 2021
26 aprile 2020
di Valentina Galdo

Nell'aprile 2020 ho avuto la possibilità di intervistare Augusto Zazzaro, protagonista nel film di Guido Lombardi Il Ladro di Giorni. Voglio ringraziare Augusto per la sua gentilezza e augurargli che il suo sogno si possa realizzare.
Nel film Il Ladro di giorni interpreti Salvo, un giovane ragazzo al qual'è stato portato via il padre per ben sette anni. Essendo il tuo primo film, come sei riuscito a calarti totalmente nel personaggio e a esprimere in maniera spontanea e naturale delle emozioni così forti?
«Sicuramente, l’ottima sceneggiatura ha contribuito nell’aiutarmi ad impersonare al meglio il mio personaggio ma, ci tengo a ringraziare Marco Gianfredi, sceneggiatore assieme a Guido Lombardi, che, ogni mattina per due mesi veniva nel mio camerino e per 15 minuti provavamo le scene da fare quel giorno. Marco sapeva benissimo quello che avrei dovuto fare e le emozioni che avrei dovuto trasmettere, lui è stato il mio punto di riferimento. Poi c’era anche Riccardo Scamarcio che mi ha insegnato a stemperare la tensione per dare il meglio durante la mia performance.»
Come hai vissuto la tua prima esperienza lavorativa sul set confrontandoti con persone adulte e professioniste?
«Essere circondato da persone adulte e professioniste mi faceva comprendere come il mio lavoro non fosse assolutamente un gioco. Io dipendevo dagli altri ma anche gli altri dipendevano da me.»
Questa è stata la tua prima esperienza da attore protagonista, pensi che continuerai a studiare recitazione o, essere sul set ti ha fatto apprezzare anche il lavoro dietro la telecamera?
«Se dovessi andare avanti mi concentrerei sul ruolo dell’attore, quello che mi ha colpito ed arricchito di più sia a livello personale che professionale. Ma, è anche vero che sono un ragazzo molto curioso, infatti, sul set mi avvicinavo spesso al fonico o all’operatore delle luci. Sono tutti lavori molto interessanti ma da grande vorrei fare l’attore.»
Salvo e Vicenzo hanno un rapporto “congelato” proprio perché sono stati lontani per molto tempo e non hanno avuto la possibilità di creare un rapporto padre-figlio. Secondo te, qual’é stata la scena che ha creato una connessione più profonda tra i due personaggi permettendo, così a Salvo di riconoscere Vicenzo nuovamente come padre?
«La scena che avrebbe, secondo me, trasmesso quest’emozione così forte è una scena che è stata tagliata: tornando dal Picco della Morte, dopo che per la seconda volta lo chiamavo papà, lui mi chiedeva se ho la ragazza gli rispondevo di no ma che mi piace una certa Marina. Lui mi dà consigli su come approcciarmi, poi accende la radio e ci mettiamo a ballare. Delle scene presenti, invece, la scena dei burattini sul lungo mare, quando scappiamo insieme o anche quando rubiamo le ragazze tedesche sulla spiaggia. In quel momento siamo davvero complici.»
Gli zii sono stati una componente fondamentale per la crescita di Salvo. Puoi dire che il tuo personaggio sia “attratto” in qualche modo dal tipo di vita che fa il padre o secondo te il trasgredire le regole, compiacendo dunque Vincenzo, è un modo per farsi amare, per recuperare quell’amore che è stato assente per così tanti anni?
«Salvo, dentro di sé, vuole riavvicinarsi al padre, una figura che per così tanto tempo è stata assente ma, come tutti i bambini non lo vuole dire a voce alta. Anche se, con delle azioni vuole dimostrare a Vicenzo che infondo si assomigliano ed entrambi sono due pirati.»
La penultima scena in cui Vicenzo viene ucciso dal professore, e Salvo prende in mano la pistola non sappiamo se spara o meno, ma possiamo sperare che prenda la decisione giusta. Secondo te cosa porta Salvo, pur essendo così giovane a decidere di non sparare?
«Forse quando Salvo era con il padre nel bosco e gli fa provare per la prima volta la pistola, sembra quasi che il bambino ne prenda gusto volendo, poi, sparare una seconda volta. In quel momento Vicenzo gli dice che può prenderci gusto e lo ferma. Questa scena si ricollega molto all’ultima parte del film quando Salvo si rende conto che sparare al professore sarebbe stata una vendetta che non l’avrebbe portato a niente, se non a commettere lo stesso errore del padre.»
L’elemento dell’acqua, nel film è messo più volte in evidenza e anche la paura di Salvo nel tuffarsi, secondo te questa “paura” da che cosa può essere dettata?
«Forse dall’ultimo ricordo che ha del padre, l’ultima volta che l’ha visto prima di tuffarsi in mare. Quasi che lui ricollegasse il gesto del tuffo alla perdita del padre quando era più piccolo.»
Quale ricordo porterai sempre con te di questa esperienza?
«L’esperienza di una avventura a livello professionale mentre, a livello emotivo le risate con Riccardo, come nella scena del ristorante, abbiamo dovuto ripeterla tantissime volte.
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