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Pietro Motta:«La musica mi accompagna da una vita.»


Fotografia di Mattia Bernabè

Direttore creativo Davide Morelli


23 ottobre 2022

di Valentina Galdo


Pietro Motta, produttore e cantautore italiano racconta un pò di sé ma soprattutto della sua musica. Senza peli sulla lingua sa che per raggiungere i propri obiettivi bisogna dedicare tempo e energie senza però rinunciare a ciò che fa star bene. Le sue esibizioni riempiono le piazze di Bologna, Milano, Torino e Rimini sulle note di Paranoie, Lasciarti andare e Ginseng.


Parlami un po’ di te, dei tuoi primi passi nel mondo della musica e dell’amore che provi per quest’arte.

«Ho iniziato a suonare la chitarra da bambino, avevo all’incirca tre anni e devo ringraziare mio fratello se è stato amore fin da subito, rimanevo incantato ad ascoltarlo suonare. Quindi per me la musica c’è sempre stata e negli anni la passione è solo aumentata, attraverso la scrittura, la produzione e le esibizioni in piazza.»


Dopo essere stato selezionato alle audizioni di Parigi, hai vinto una borsa di studio per poter entrare presso il rinomato Berklee College of Music di Boston. Cosa ti ha lasciato questo percorso una volta rientrato in Italia?

«Il viaggio in America mi ha cambiato profondamente, andare là e ricominciare da capo in un mondo nuovo con una nuova lingua, con nuove persone, per molti versi è stato come spingere il tasto di reset. La Berklee è stata un lusso e una palestra musicale intensa. Ho incontrato tante persone diverse ma con la mia stessa passione. È stato molto bello e stimolante.»


Il tuo primo singolo è stato Paranoie, un progetto indipendente e autoprodotto, cosa ti ha spinto a scrivere questo brano e cosa hai provato quando venne pubblicato per la prima volta sulle piattaforme streaming?

«Paranoie l’ho scritta molto tempo prima che uscisse, è stata un inizio e anche un test per molte cose che da indipendente ho dovuto imparare a fare per fare uscire musica in completa autonomia.»


Il tuo genere musicale come lo definiresti? Indie?

«Non lo definirei.»


Dove trovi l’ispirazione per i tuoi brani?

«L’ispirazione la trovo dentro di me, sono a contatto con me stesso tutti i giorni, sono molto attento a quello che mi succede e da lì parto.»


Ginseng racconta di un amore passato che ha ancora qualche legame con il presente, sembra quasi che il protagonista guardi da lontano la sua fiamma e non la riconosca più. I tuoi brani hanno una connessione fra loro? Come se raccontassi una storia?

«I brani sono connessi perché vengono da me, il filo conduttore sono io che gli scrivo, però sono diversi e a sé, sono completi, non li vedo uno come la seconda puntata dell’altro.»


Quali sono i cantautori di cui apprezzi maggiormente il loro sound e la loro scrittura?

«Ce ne sono troppi per mettermi a far nomi, ognuno ha qualcosa di buono, vado a periodi, ultimamente ascolto Bob Marley, Drake, Whitney Houston, dipende dal momento, è tutto molto mischiato.»


Secondo te, oggi alla musica cosa manca?

«Nulla.»


In quali città ti stai esibendo in questo momento? Quali sono le prossime date dei tuoi live?

«Al momento sto alternando tra Bologna, Milano, Torino e Rimini, ne aggiungerò altre prossimamente.»


Lo sguardo verso il tuo futuro, dove si proietta?

«Non so darti una risposta, per ora vorrei semplicemente continuare a suonare nelle piazze, viaggiare, non negarmi la buona cucina e soprattutto continuare a scrivere.»

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