DOLCEROMA
- Valentina Morena
- 31 gen 2021
- Tempo di lettura: 2 min

Andrea Serrano, interpretato da Lorenzo Richelmy, è un ragazzo di 29 anni, ambizioso ma costretto a lavorare come inserviente in un obitorio di Milano. Un giorno arriva la telefonata che gli cambierà la vita: è Oscar Martello (Luca Barbareschi), uno dei più importanti produttori cinematografici di Roma, che ha letto il suo romanzo Non finisce qui e vuole farne un film. Andrea è letteralmente sotto shock, ma questa è l’opportunità della sua vita e a qualsiasi costo non vorrà mai sprecarla. Sullo sfondo di una Roma accattivante e persuasiva, come delle api intorno al miele, aspiranti attrici sono alla ricerca di qualcuno a cui affidarsi per scalare la vetta. Jacaranda Ponti (Valentina Bellè) è una di queste. Troppo bella per essere vera, sembra qualcosa per cui varrebbe la pena rischiare. Questo è ciò che pensa Andrea Serrano non appena la incontra. Una donna fragile e sensibile, amante di Oscar Martello e attrice che sembra rimanere al punto di partenza da ormai troppo tempo, senza quel ruolo che potrebbe dare una svolta alla sua carriera. Helga, (Claudia Gerini) moglie di Oscar, è l’ape regina che da dietro le quinte gestisce, organizza e controlla tutto, e se Oscar si sente così importante ed affermato è solo grazie a lei che anni fa lo tolse dalla strada.
Io sono il protagonista di questa storia, ma spesso ci si dimentica di una cosa fondamentale: se esiste una storia significa che esiste anche uno scrittore, qualcuno che ha il potere di decidere tutto quello che è accaduto e tutto quello che sta per accadere. Bene, a me non bastava essere protagonista, io volevo essere lo scrittore. Questo è ciò che pensa Andrea Serrano nella scena d'apertura del film.
Dolceroma viene raccontata dalla voice over di Lorenzo Richelmy che ci accompagna per l’intero film. È interessante il suo personaggio, in quanto riesce ad indossare una maschera che gli permetterà di scalare la vetta ma, rispetto ad altri, senza affidarsi a terzi. Un personaggio dall’aria ingenua e indifesa che, invece si rivelerà scaltro, calcolatore e attento. Caratteristiche di pochi, probabilmente solo di coloro che riescono ad arrivare in alto senza dover pagare il conto a nessuno. Oscar, invece, è l’opposto: un uomo che si mette in mostra, che deve essere “sul pezzo” in ogni istante pur di fare soldi.
Il film è un ritratto del cinema italiano estremamente caricaturale ma anche molto vicino alla realtà: produttori avidi che dettano le regole del cinema e persone di talento che non riescono a farsi spazio in un sistema troppo accentrato. L’unico modo per emergere è quello di schierarsi e cedere a compromessi oppure iniziare a dettare le regole. Dolceroma non è solo il ritratto del cinema italiano, ma anche di una società chiusa che non vuole rischiare per paura di perdere. Facendo così non vince lo stesso, perché ancorata a ormai troppi vecchi stereotipi che potevano funzionare un tempo, ma ora non più.
Un film nel film di una bellezza straordinaria: dal cast, alla sceneggiatura, ai dialoghi, alla fotografia. Tutto ha ritmo. Forse non sarà perfetto, è vero, ma credo che i migliori film non siano quelli perfetti ma quelli che escono dagli schemi.
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