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DONNIE DARKO. LA MIA INTERPRETAZIONE.

Aggiornamento: 20 mar 2021



La prima volta che vidi Jake Gyllenhall sul piccolo schermo, fu tramite VHS grazie al film Donnie Darko. All’epoca avevo all’incirca dodici anni e la locandina sulla videocassetta mi aveva incuriosito. Una sera, decisi di guardare quella che sarebbe diventata probabilmente la mia pellicola preferita. Non è un film come gli altri e certamente, per comprenderlo non bastava una visione. Nel corso degli anni l'avrò riguardato circa una decina di volte, al termine di ogni visione aggiungevo un tassello per capirne il motivo. Parlo di “motivo” perché, il regista Richard Kelly, che durante le riprese aveva la giovanissima età di ventisei anni, è riuscito a porre un quesito talmente grande, talmente complesso che sul film venne scritto pure un libro, intitolato The Philosophy of Time Travel.

Donnie Darko, è un film che parla dei viaggi nel tempo, di come l’universo sia governato da una forza invisibile che porta ogni essere umano, in base, alle proprie scelte a essere in quel luogo in quel determinato momento.

La storia vede come protagonista Donnie, interpretato da Jake Gyllenhall, un ragazzo liceale, fortemente intelligente ma, con dei seri problemi che devono essere affrontati. Infatti, si trova in terapia psichiatrica, sotto cura farmacologica perché affetto da schizofrenia. La madre ne soffre particolarmente perché non riesce a capire suo figlio, sentendosi oppressa per non riuscirlo ad aiutare. Donnie ha una famiglia che appartiene alla middle-class americana, ha due sorelle, una maggiore e una minore e un padre fermamente repubblicano in continuo contrasto ideologico con la figlia maggiore, Elizabeth, anticonformista. Il protagonista non gode di una forte popolarità all’interno della scuola, le sue stranezze lo portano ad essere un emarginato, fino a quando arriverà Gretchen Ross per la quale comincierà a provare qualcosa.

Interessante, è analizzare la scena della conferenza con Jim Cunningham, autore e speaker motivazionale interpretato dal famosissimo Patrick Swayze di Dirty Dancing. Qui, Donnie esprime totalmente sé stesso andando contro una società ipocritca, puritana dove sembra che per essere delle “brave e buone persone” bisogna per forza sacrificarsi e non reagire mai. Emblematico è quando un bambino, si alza e domanda a Jim Cunningham come “imparare a fare a botte”, lo scrittore risponde come la violenza sia un prodotto della paura e che deve, prima di tutto, imparare ad amare sé stesso. A quel punto, Donnie prende la parola e sfacciatamente domanda quanto lo pagano per essere qui e se questa “pagliacciata” serva per vendere il suo libro, perché, se così fosse è certo che ha dato i consigli peggiori che lui abbia mai ascoltato. Guardando i tre giovani, che avevano chiesto dei consigli durante la conferenza, Donnie risponde:” Kim, vuoi che tua sorella dimagrisca? Falle muovere il culo, falla alzare dal divano, toglile i dolci e sbattila a giocare ad Hockey su prato, rispondo a te, nessuno saprà cosa farà da grande di preciso, ci vuole del tempo per capirlo, e tu non vuoi che ti infilino più la testa nella tazza del cesso? Prova col sollevamento pesi, prendi lezioni di karate e la prossima volta che ci provano calci nelle palle”.

Sicuramente, Donnie non è stato delicato, però ha detto la verità, non l’ha nascosta, ha usato il suo modo di esprimere un’opinione, in netto contrasto con quella di Jim, e con quella di una società politicamente corretta nel quale l’individuo deve sempre, costantemente sottomettersi. Per non turbare, per non reagire, per non dire quello che realmente pensa, credendo che solo così facendo potrà finalmente accettare sé stesso trovando la tanto ricercata beatitudine.

Donnie Darko, non è solo questo, è molto di più, è un film che può essere interpretato diversamente, dove ognuno può trovare la chiave per comprenderne totalemente il significato. Dopo diverse e lunghe visioni, sono giunta alla conclusione che per me Donnie Darko, oltre ad essere un capolavoro, è un film provocatorio, che ci mette davanti alla cruda e dura verità nel mondo in cui viviamo, dove non è tutto oro quel che luccica. Dove chi sembra essere il “buono” si può rivelare il lupo cattivo e di chi, come Donnie è un emarginato e schizofrenico, forse ha capito molto di più di chi segue costantemente il gregge, per paura di rimanere da solo.

Il film affronta un ulteriore tema importante, quello della realtà parallela dove, forse, non si capirà mai, se Donnie ha vissuto davvero quegli attimi o era tutto frutto della sua immaginazione. Certo è vero che ogni cosa accade per una motivo, e se a fine film succede quel che succede, forse l’unico che si è davvero sacrificato è stato Donnie.

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