Giorgio Maggiola:«Il virus chiude i cinema. Gli aiuti del governo, purtroppo, non bastano»
- Valentina Morena
- 21 ott 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 19 gen 2021
21 ottobre 2020
di Valentina Galdo

Vista la delicata situazione che l'Italia sta attualmente attraversando, ho deciso di intervistare Giorgio Maggiola, fondatore e gestore dei cinema multisala di Trieste. Per dare voce al mondo della cultura, in particolare delle sale cinematografiche che, a fatica, stanno cercando di superare questo tragico periodo.
Da dove inizia la sua passione per il cinema?
«Mi piaceva il cinema come spettacolo, anche perché all’epoca non c’era niente di alternativo. La televisione era agli esordi, il cinema invece era un divertimento, e poi ho capito che quello era il mio futuro perché andavo molto spesso al cinema.»
Nel corso degli anni, la sala cinematografica ha subito qualche trasformazione? Possiamo affermare che è diminuita la frequenza in sala?
«Sono cambiate senz’altro le abitudini, perché il cinema non era più come quando avevo iniziato. Tra gli anni ’60 e ’70 era l’unico divertimento, quindi per vedere un film era obbligatorio andare al cinema. Oggi ci sono centinaia di film che si possono vedere per televisione.
Sì, la frequenza sì, ma grazie alle multisale danno un totale che è soddisfacente.»
Il Nazionale nasceva come un’unica e grande sala, giusto?
«Sì, 960 posti che al giorno d’oggi è impossibile riempire. L’unico grande cinema resta l’Ambasciatori, che conta 460 posti. Originariamente erano 600, poi per renderlo più comodo sono state distanziate le poltrone e sono rimaste 460. Si riempie qualche volta, ma è difficile. Con eventi o film in originale i 460 posti servono, per una programmazione normale no.»
Ha conosciuto qualche personaggio famoso durante le proiezioni o gli eventi?
«Ho avuto ospite Paolo Virzì, ultimamente Alessandro Gassman, Ezio Greggio quando faceva ancora il regista e l’attore vent’anni fa, e anche diversi altri.»
L’emergenza COVID ha messo a dura prova il mondo dello spettacolo. Voi come avete affrontato questo cambiamento?
«Purtroppo, la produzione si è ridotta ai minimi termini perché l’America non produce più niente, l’Italia fa i film che fa e siamo scarsi di film. Qualcuno non viene perché ha paura del virus, altri non vengono perché non ci sono film per cui valga la pena spendere un biglietto. Poi, chiaramente, una volta che arriverà il vaccino cambierà tutto, si dovrà tornare come prima. Il governo attuale non è che faccia molto. Per i tre mesi che eravamo chiusi abbiamo ricevuto qualcosa.»
Cosa ne pensa del Festival del cinema di Roma di quest’anno?
«Quest’anno hanno dimostrato di essere poco professionali, in quanto la cerimonia di apertura del Festival del Cinema di Roma, sottolineo Festival del Cinema, si è svolta presentando un film che non è stato messo al cinema: Soul, della Disney. Buona parte dei cinema delle città europee, diciamo mondiali, sono chiusi e quindi hanno preferito trasmetterlo sul loro canale (streaming) e saltare la proiezione in sala. Questa scelta ha arrecato un grosso danno per noi esercenti.»
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