LO SPIETATO
- Valentina Morena
- 29 ott 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 1 nov 2020

Siamo a Milano, per la precisione Buccinasco, alla fine degli anni Sessanta. Santo Russo è un
giovane ragazzo calabrese, trasferitosi al nord con la famiglia. Dopo aver passato ingiustamente un periodo in carcere si avvicina alla malavita. Dietro l’apparenza di marito e padre di famiglia, macchine di lusso, soldi e affari sporchi sembrano essere i punti cardine della vita di Santo. Amato profondamente dalla moglie Mariangela, il bel calabrese sembra non riuscire a domare la sua sete di ricchezza materiale e carnale e si lascia travolgere dalla passione dopo l’incontro con Annabelle, artista francese che lo circonderà della Milano «bene». Vizioso, arrogante e spietato, Riccardo Scamarcio veste i panni di Santo Russo, protagonista nel ganster movie di Renato De Maria. Il film, liberamente ispirato al romanzo Manager Calibro 9 di Pietro Colaprico e Luca Fazzo, è senza dubbio ritmato, costante e tiene lo spettatore incollato allo schermo per vedere fino a dove è disposto a spingersi Russo. Sebbene la storia non presenti nulla di eccessivamente innovativo sono, infatti, presenti richiami e citazioni di passate opere cinematografiche, come Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese ed Il Grande Gastby di Jack Clayton, il film risulta essere avvincente, incalzante, con un’ottima fotografia e montaggio. La voice-over di Santo Russo accompagna lo spettatore
chiarendo in maniera esaustiva quali sono i pensieri più nascosti del protagonista. L’opera tuttavia non sembra essere completamente delineata: la prima parte del film appare decisamente più dettagliata, attenta e accompagna lo spettatore chiarendo esattamente ogni singolo passaggio della narrazione, la seconda parte, purtroppo risulta un po' più carente, offrendo dei salti temporali non adeguatamente giustificati all’interno del film. Riccardo Scamarcio, Sara Serraiocco e Marie-Ange Casta risultano un trio vincente, calandosi egregiamente nei singoli ruoli, alle volte sorprendendo lo spettatore con le proprie decisioni. Riccardo Scamarcio non si smentisce mai e regala al pubblico un’ottima performance, il suo detto «non fare mai niente per niente» fa intravedere ciò che il protagonista sarà disposto ad attuare pur di raggiungere i propri scopi. Mentre, Alessandro Tedeschi e Alessio Praticò, pur non essendo i protagonisti del film riescono a far divertire e intimorire il pubblico allo stesso tempo. La colonna sonora composta da Riccardo Sinigallia e le musiche tipiche dagli anni Sessanta agli anni Ottanta fanno scivolare lo spettatore completamente nella malavita di Milano e dei suoi protagonisti, dando un tocco decisivo e soprattutto poetico all’opera cinematografica. Il film risulta un’opera ben organizzata sia a livello stilistico che attoriale, sebbene la sceneggiatura poteva essere più esaustiva, soprattutto nella seconda parte del lungometraggio, è indubbio che Renato De Maria è riuscito trasmettere le sensazioni ed emozioni che ogni singolo personaggio ha provato all’interno del film, creando un’opera decisa e coinvolgente.
Voto: 9
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